All'interno del Chiostro principale del Real Collegio nasce uno spazio dedicato all'arte misteriosa e letale dei
ninja.
Creato in collaborazione con l'associazione
Lailac e la città di
Iga, dove ogni anno si svolge il popolarissimo
Ninja Festival, il percorso espositivo contiene la storia di questi sicari, arruolati dai vari
daimyo del Giappone medievale, dediti allo spionaggio e al sabotaggio.
In passato i
ninja si chiamavano
keburino sue (
keburi: fumo,
sue: termine), ovvero "in cima al fumo" e come il loro nome, i ninja sono svaniti dalle pagine della storia come il fumo.
Ma è proprio il fumo a rappresentarli meglio: il fumo acceca le persone e scompare tra le fessure, avvolge ogni cosa senza badare a qualsiasi tipo di ostacolo. Il fumo non può essere afferrato e non ha un volto, proprio come i
ninja. I
ninja erano destinati a vivere nell'ombra e non hanno lasciato eredi ed eroi da portare ai giorni nostri perchè, nonostante fossero artefici di eventi epocali che hanno cambiato la storia del Giappone, ogni loro atto è stato ricondotto al merito dei loro datori di lavoro: i capi
samurai o i
daimyo che agivano "allo scoperto".
Con l'era moderna il loro compito e le loro missioni scompaiono e loro stessi vengono emarginati.
Avendo vissuto esistenze segrete, i ninja rimangono tutt'oggi avvolti nel mistero: non pochi storici hanno tentato, con successi alterni, di ricostruire le loro dinamiche e le loro origini fermandosi sempre all'interrogativo su quale fossero le loro origini.L'unica certezza è la loro esistenza che attraversa i secoli e dimostra una nascita e una formazione graduale e non improvvisa.
Si presume infatti che la citta' di Iga sia stata la culla dei ninja già da prima del periodo Sengoku (fine 1400): un luogo dove la tradizione e il culto di quest'arte segreta viene tutt'oggi coltivato e onorato anche attraverso il noto Ninja Festival.