Kallamity & Dust

logoKIl progetto Kallamity nasce nel 2002 dalla mente di un unico autore, Luca Zampriolo. Dopo aver realizzato e modificato innumerevoli modelli di mecha, nel 2003 decide di iniziare a disegnare ed autocostruire soggetti originali e a produrre modelli propri. Il primo modello ad essere prodotto è lo Schnabelgun, arrivato ormai alla IV edizione.
Ogni tiratura limitata , composta generalmente da 30 esemplari è interamente concepita, seguita e prodotta direttamente dall'autore e completamente "made in Italy". Ogni copia è autenticata da una cartolina autografata che riporta il numero progressivo della tiratura. Nel 2005 arriva il Briegel, mecha in scala 1/35 completamente riposizionabile e con cockpit apribile.


mecha1Nel 2007 è la volta del Garbaldy, completamente riposizionabile e ispirato ad un famoso mecha di Zion, dalla serie Gundam. Dello stesso anno è la pubblicazione del sito Kallamity.com (www.kallamity.com) disegnato da Superexpresso. Nel 2008 esce il Bower, unico modello di piccole dimensioni realizzato dal produttore, completamente riposizionabile e con una scelta di ben 4 tipi di armi. Sempre del 2008 nasce l'Hecaton, una sorta di crossover tra l'universo Kallamity e quello Dust, completamnte disegnato, scolpito e prodotto da Luca Zampriolo.





mecha2"Luca Zampriolo nasce a Mantova nel 1975. Mette in mostra da subito un forte talento per l'immagine che lo porta a diplomarsi all'Accademia di Belle Arti di Bologna e a dedicarsi alla produzione di opere grafiche, pittoriche e scultoree.  In questo manifesta una straordinaria  attenzione per ogni forma di produzione artistica che possa alludere ad un immaginario tecnologico sospeso tra un passato che appare in realtà prossimo-venturo ed un futuro dai tratti sofisticatamente retrò. Il passo realizzativo più naturale è a questo punto la creazione di prototipi "sci-fi" destinati alla produzione di copie numerate. L'ambito è quello caro all'estetica "steam-punk", nella quale tratti tecnologici della prima rivoluzione industriale vengono ad associarsi alle potenzialità immaginate di una scienza a venire. I colori, anche quelli emotivi, sono le tinte cupe di una Londra vittoriana traslocata in avanti nel tempo, segnate indelebilmente dall'olio e dal vapore. A plausibilizzare i diversi spostamenti di senso provvede un'intuizione della composizione che trova nella dimensione dell'onirico i propri equilibri più sorprendenti e visionari."

Giorgio Signoretti